8 marzo 2017

Che Dio ci aiuti, la recensione e i perché del successo

Doppio lieto fine per Che Dio ci aiuti, la cui ultima puntata ha fatto registrare numeri ben oltre le aspettative (5,9 i milioni di telepresenti, per uno share pari al 23,72%). Non solo: la fiction di Rai 1 si è dimostrata in grado di tenere testa persino alla sempiterna soap dell'ammiraglia avversaria, battendola con uno scarto di poco meno di 2,5 milioni.
A onor del vero – e a onor del merito – la produzione ha saputo sapientemente mixare una serie di elementi notoriamente apprezzati dal grande pubblico. Si pensi all'innegabile carisma dei protagonisti, ognuno ottimamente caratterizzato e altrettanto magistralmente interpretato, come pure a quell'onnipresente (un po' come Dio) clima di rassicurazione e benevolenza.

Nel complesso estremamente godibile, Che Dio ci aiuti presenta però un insormontabile busillis. Si tratta proprio dell'eccessiva bontà di fondo, che il più delle volte sfocia in buonismo. È questo il vizio più comune della televisione moderna, fomentatrice di lotte sociali anche alla domenica sera. Drammi pretestuosi infarciscono la trama della serie, con l'unico punto di vantaggio di aiutarla a evolversi scorrevolmente.


Tralasciando per il momento le svariate vicende drammatiche che coinvolgono di volta in volta i personaggi, le frizzanti parentesi in convento contribuiscono a stemperare l'aria inutilmente angosciosa con il concorso delle simpatiche suorine. Suor Angela e Costanza sono le leader ideali del gruppo di ragazzi che frequentano il convento, tra i quali si ricordano le new entry di Monica (Diana Del Bufalo), Nico (Gianmarco Saurino), Valentina (Arianna Montefiori) e Gabriele (Cristiano Caccamo).

Ma il successo di Che Dio ci aiuti presenta ancora un altro ingrediente vincente, la fede, a ben vedere una costante nelle fiction Rai. Irrinunciabile, a questo punto, è il parallelismo con Don Matteo, vera e propria "Suor Angela" al maschile. Entrambi i personaggi ammiccano a una realtà vicina al paradisiaco, in una liturgia della messa… in onda ripetitiva eppure mai pedante.

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